Alcuni si sono consumati a mettere per iscritto le azioni dei sovrani stranieri e ciò che i popoli hanno alternativamente subito e osato. Quanto preferibile è annientare i propri mali piuttosto che tramandare ai posteri quelli altrui! Quanto meglio celebrare le opere degli dèi piuttosto che le ruberie di Filippo o di Alessandro e di tutti gli altri che, famosi per aver oppresso i popoli, non furono per i mortali disgrazie inferiori a una inondazione che ha devastato ogni pianura, o a un’esplosione che ha incenerito una gran parte dei viventi! Quanto preferibile è andare alla ricerca di che cosa si debba fare piuttosto che di che cosa è stato fatto, e a coloro che hanno affidato le proprie fortune alla sorte insegnare che da essa non proviene nulla di stabile e che ogni suo dono scorre più rapido del vento! Essa non conosce riposo, si compiace di sostituire alla felicità la tristezza e soprattutto di mescolarle; e perciò nessuno si fidi della prosperità, nessuno s’abbatta nella difficoltà: le vicissitudini delle cose si alternano. Perché esulti? Non sai dove ti lasceranno queste circostanze che ti stanno portando alla vetta: e la fine sarà la loro, non la tua. Perché giaci a terra? Sei stato condotto al punto più basso: ora è tempo di rialzarsi; le difficoltà tendono a migliorare, i desideri a peggiorare. Bisogna dunque accogliere nell’animo il pensiero del mutamento proprio non soltanto delle dimore private, che una futile casualità abbatte, ma anche di quelle pubbliche. Regni sorti dal nulla si sono imposti al di sopra di chi comandava, antichi imperi sono crollati nel bel mezzo del loro splendore; e non si può contare il numero di quanti sono stati gli altri a distruggere: nel momento in cui il dio ne porta alcuni al massimo grado del loro sviluppo, altri ne sotterra, e non li adagia con delicatezza ma li scaglia dal loro culmine senza lasciarne alcun resto. Noi li giudichiamo grandi perché siamo piccoli: a molte cose la grandezza deriva non dalla loro natura, ma dalla nostra bassezza. Che cos’è più importante nelle vicende umane? Non riempire i mari di flotte né piantare le insegne sulle sponde del Mar Rosso né vagare per l’oceano, quando si è esaurita la terra da opprimere, alla ricerca dell’ignoto; ma scrutare ogni cosa nell’animo e domare i vizi – una vittoria di cui non esiste una più grande: sono innumerevoli coloro che hanno avuto il potere su popoli e città, pochissimi su se stessi.