Poiché ho cominciato a esporti con quanto maggiore slancio mi sia accostato alla filosofia da giovane di quello con cui continuo da vecchio, non mi vergognerò di confessarti quale passione mi abbia instillato Pitagora. Sozione spiegava per quale ragione egli si era astenuto dalle carni degli animali, e per quale ragione in seguito se ne era astenuto Sestio. Ciascuno dei due aveva una motivazione differente, ma entrambi ne avevano una nobile. Questi riteneva che l’uomo ha alimenti sufficienti pur senza spargimento di sangue, e che si crea un’abitudine alla crudeltà quando la lacerazione delle carni viene spinta fino al piacere. Aggiungeva che bisogna circoscrivere le possibilità di lusso, e concludeva che un’alimentazione varia ed estranea ai nostri corpi è contraria alla buona salute. Pitagora diceva invece che esiste una parentela di tutti gli esseri tra loro, e che c’è un rapporto tra le anime che migrano in forme di volta in volta diverse. Se si dà credito alla sua teoria, nessuna anima muore, e non si ferma nemmeno se non per un breve spazio di tempo, mentre viene infusa in un altro corpo. Vedremo attraverso quali avvicendamenti temporali e quando, percorsi molteplici domicili, l’anima ritorni all’uomo; intanto Pitagora generò negli uomini il timore del delitto e del parricidio, dal momento che potevano, inconsapevoli, imbattersi nell’anima di un genitore e violarla col ferro o col morso, qualora in qualche corpo venisse ospitata un’anima consanguinea. Dopo aver esposto queste teorie e averle completate con le sue argomentazioni, Sozione diceva: “Non credi che le anime siano assegnate a corpi diversi di volta in volta, e che sia una trasmigrazione quella che noi chiamiamo morte? Non credi che quella che una volta fu l’anima di un uomo ora dimori in questi animali domestici, in quelli selvatici o in quelli marini? Non credi che nulla perisca in questo universo, ma che cambi luogo? E che non soltanto i corpi celesti si muovano attraverso orbite definite, ma che anche gli esseri animati procedano per avvicendamenti e che le anime si muovano in circolo? Grandi uomini hanno avuto queste credenze. Se esse sono vere, essersi astenuti dalle carni animali è innocenza; se sono false, è frugalità. A questo punto, qual è il danno della tua credulità? Ti sottraggo il cibo di leoni e avvoltoi”.

Stimolato da queste considerazioni cominciai ad astenermi dalle carni degli animali, e trascorso un anno questa pratica mi risultava non soltanto facile, ma piacevole. Credevo di avere un animo più vivace, ma oggi non saprei affermare se lo sia stato davvero. Mi chiedi come l’abbia abbandonata? Il tempo della mia giovinezza era coinciso con l’inizio del principato di Cesare Tiberio; allora i culti stranieri venivano messi al bando, e l’astinenza dalle carni di alcuni animali era posta tra gli indizi di questa credenza. Pertanto su richiesta di mio padre, che non temeva la calunnia ma aveva in odio la filosofia, ritornai all’abitudine precedente