Pauca subnectam, fortasse inepta, iniqua, nam rursus faxo magistrum me experiare. Neque ignoras omnem hanc magistrorum manum vanam propemodum...
Pauca subnectam, fortasse inepta, iniqua, nam rursus faxo magistrum me experiare. Neque ignoras omnem hanc magistrorum manum vanam propemodum et stolidam esse: parum eloquentiae et sapientiae nihil. Feres profecto bona venia veterem potestatem et nomen magistri me usurpantem denuo. Fateor enim, quod res est, unam solam posse causam incidere, qua causa claudat aliquantum amor erga te meus: si eloquentiam neglegas. Neglegas tamen vero potius censeo quam prave excolas. Confusam eam ego eloquentiam catachannae ritu partim pineis nucibus Catonis, partim Senecae mollibus et febriculosis prunuleis insitam, subvertendam censeo radicitus, immo vero Plautino et rato verbo “exradicitus”. Neque ignoro copiosum sententiis et redundantem hominem esse, verum sententias eius tolutares video nusquam quadripedo concito cursu tenere, nusquam pugnare, nusquam maiestatem studere et, ut Laberius ait, “dictabolaria”, immo dicteria potius eum quam dicta confingere. Itane existimas graviores sententias et eadem de re apud Annaeum istum reperturum te quam apud Sergium? “Sed non modulatas aeque”. Fateor. “Neque ita cordaces”. Ita est. “Neque ita tinnulas”. Non nego. Quid vero, si prandium idem utriusque apponatur, adpositas oleas alter digitis prendat, ad os adferat, ut manducandi ius fasque est, ita dentibus subiciat, alter autem oleas suas in altum iaciat, ore aperto excipiat, exceptas ut calculos praestrigiator primoribus labris ostentet? Ea re profecto pueri laudent et convivae delectentur, sed alter pudice pranderit, alter labellis gesticulatus erit. “Atenim sunt quaedam in libris eius scite dicta, graviter quoque nonnulla”. Etiam lamminae interdum argentiolae in cloacis inveniuntur: eane re cloacas purgandas redimemus?
Primum illud in isto genere dicendi vitium turpissimum, quod eandem sententiam milliens alio atque alio amicto indutam referunt. Ut histriones, cum palliolatim saltant, caudam cycni, capillum Veneris, Furiae flagellum eodem pallio demonstrant, ita isti unam eandemque sententiam multimodis faciunt: ventilant, commutant, convertunt, eadem lacinia saltitant, refricant eandem unam sententiam saepius quam puellae olfactaria sucina. Dicendum est de fortuna aliquid: omnis ibi Fortunas Antiatis, Praenestinas, respicientis, balnearum etiam Fortunas omnis cum pennis, cum roteis, cum gubernaculis reperias.
FRONTONE
2017-4-anno
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Scriverò in aggiunta poche osservazioni, forse fuori luogo e astiose; farò in modo, infatti, che tu mi percepisca come tuo maestro. Tu sai bene che tutta questa schiera di maestri è assolutamente vanagloriosa e stupida: poca eloquenza e sapere nullo. Senza dubbio sopporterai che io mi arroghi di nuovo l’autorità e il nome di maestro. Ammetto infatti, – e ciò corrisponde al vero – che vi sia un solo motivo in grado di far vacillare la mia benevolenza nei tuoi confronti: una tua eventuale trascuratezza nello studio dell’eloquenza. Sono fermamente convinto, tuttavia, che sia meglio per te trascurarla piuttosto che coltivarla in maniera sbagliata. Un’eloquenza confusa, su cui a mo’ di portinnesto si inseriscono in parte le pigne di Catone, in parte le piccole prugne molli e malaticce di Seneca, io giudico doveroso strapparla dalle radici, anzi, usando quella valida espressione plautina, “dalla punta delle radici”. So bene che è un uomo ricco e sovrabbondante di frasi ad effetto, ma mi accorgo che le sue massime condotte al trotto non tengono mai la strada con corsa sfrenata da cavallo, non scendono mai in competizione, non aspirano mai al sublime e che egli costruisce “aforismi sarcastici”, come dice Laberio, o, per meglio dire, spiritosaggini più che vere sentenze. Così tu pensi di trovare in questo Anneo frasi più gravi e sul medesimo argomento che in Sergio? “Ma non formulate con proporzioni egualmente armoniose”. Lo ammetto. “E non così vivaci”. Va bene. “Né così sonore”. Non lo nego. Che succederebbe, se due persone si vedessero preparato il medesimo pasto e l’una afferrasse con le dita le olive servite a tavola, le avvicinasse alla bocca e le mettesse sotto i denti così come è conveniente e adeguato masticarle, mentre l’altra gettasse le proprie olive in alto, le facesse entrare nella bocca spalancata e, afferratele, le mostrasse tenendole strette tra le estremità delle labbra, proprio come farebbe un saltimbanco con i sassolini? Senza dubbio i ragazzini loderebbero quest’ultimo per quella prodezza e gli invitati sarebbero dilettati, ma uno avrà pranzato in maniera decorosa, l’altro avrà dato spettacolo con le labbra. “Nei suoi scritti, tuttavia, si trovano alcune sentenze formulate con eleganza, alcune anche con severa gravità”. Talvolta nelle fogne si trovano delle sottili lamine di argento: forse per questo motivo non daremo in appalto il compito di pulirle?
Il primo e più vergognoso difetto in questo genere di oratoria consiste nel fatto che chi parla ripete un migliaio di volte il medesimo concetto coperto ora di una veste, ora di un’altra. Come gli attori, quando danzano adorni del mantello alla greca, fanno finta che il medesimo mantello sia la coda di un cigno, l’acconciatura di Venere o la frusta di una Furia, così questi oratori esprimono in svariati modi diversi il medesimo concetto: lo sventolano, lo cambiano, lo rivoltano al contrario e danzerellano sempre con lo stesso mantello, strofinando la medesima frase con maggior frequenza di quanto le ragazze facciano con l’ambra profumata. Si deve dire qualcosa a proposito della fortuna; troveresti lì tutte le Fortune: quelle di Anzio, quelle di Preneste, quelle con lo sguardo rivolto all’indietro, inoltre tutte le Fortune dei bagni con penne, ruote e timoni.
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Recensione
Risposto
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Domanda 1 of 12
1. Domanda
Che cosa è faxo da un punto di vista grammaticale?
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Domanda 2 of 12
2. Domanda
In parum eloquentiae et sapientiae nihil si riconosce chiaramente una figura retorica; quale?
Corretto
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Domanda 3 of 12
3. Domanda
Come si traduce correttamente la frase: Fateor enim, quod res est, unam solam causam posse incidere?
Corretto
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Domanda 4 of 12
4. Domanda
Qual è una buona traduzione di catachanna? Si risponda prestando attenzione al tipo di lessico da cui è tratta la parola.
Corretto
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Domanda 5 of 12
5. Domanda
L’uso dell’avverbio exradicitus, volutamente segnalato come preziosismo lessicale plautino, è una spia evidente dell’appartenenza di Frontone a un movimento letterario diffuso nel II d.C. Quale?
Corretto
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Domanda 6 of 12
6. Domanda
Nella frase verum sententias eius tolutares video nusquam quadripedo concito cursu tenere, il verbo tenere è impiegato intransitivamente.
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Domanda 7 of 12
7. Domanda
Chi era il Laberius menzionato da Frontone?
Corretto
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Domanda 8 of 12
8. Domanda
Nella frase: sed alter pudice pranderit, alter labellis gesticulatus erit, in che modo e in che tempo sono i due verbi principali?
Corretto
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Domanda 9 of 12
9. Domanda
Come si definisce grammaticalmente l’ablativo labellis?
Corretto
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Domanda 10 of 12
10. Domanda
I verbi saltant e saltitant sono in evidente rapporto etimologico con il verbo salio: il primo direttamente, il secondo invece indirettamente, derivando proprio dal primo (secondo le trattazioni grammaticali antiche si tratterebbe appunto di una formazione di secondo grado). In entrambi i casi, tuttavia, la regola di formazione è la stessa, dal momento che entrambi i verbi sono
Corretto
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Domanda 11 of 12
11. Domanda
Di che materiale sono fatti gli olfactaria sucina menzionati nel penultimo periodo?
Corretto
Non corretto
Domanda 12 of 12
12. Domanda
Nell’ultima frase della versione abbiamo un catalogo di vari attributi di Fortuna, tra cui quello di respiciens. Il culto di una Fortuna respiciens è attestato a Roma, dove le era stato innalzato un tempio. Su quale colle si ergeva questa costruzione?
Corretto
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