LE CAUSE DELLA GUERRA CIVILE Iam paene toto orbe pacato maius erat imperium Romanum quam ut ullis exteris viribus opprimi...
LE CAUSE DELLA GUERRA CIVILE
Iam paene toto orbe pacato maius erat imperium Romanum quam ut ullis exteris viribus opprimi posset. Itaque invidens Fortuna principi gentium populo ipsum illum in exitium sui armavit. Ac Mariana quidem Cinnanaque rabies iam intra urbem praeluserat, quasi experiretur. Sullana tempestas latius, intra Italiam tamen detonuerat. Caesaris furor atque Pompei urbem, Italiam, gentes, nationes, totum denique qua patebat imperium quodam quasi diluvio et inflammatione corripuit, adeo ut non recte tantum civile dicatur, ac ne sociale quidem, sed nec externum, sed potius commune quoddam ex omnibus et plus quam bellum.
Causa tantae calamitatis eadem quae omnium, nimia felicitas. Si quidem Quinto Metello Lucio Afranio consulibus cum Romana maiestas toto orbe polleret recentesque victorias, Ponticos et Armenios triumphos, in Pompeianis theatris Roma cantaret, nimia Pompei potentia apud otiosos, ut solet, cives movit invidiam. Metellus ob imminutum Cretae triumphum, Cato adversus potentes semper obliquus detrectare Pompeium actisque eius obstrepere. Hinc dolor transvorsum egit et ad praesidia dignitati paranda inpulit. Forte tunc Crassus genere divitiis dignitate florebat, ut vellet tamen auctioris opes; C. Caesar eloquentia et spiritu, ecce iam et consulatu adlevabatur; Pompeius tamen inter utrumque eminebat. Sic igitur Caesare dignitatem comparare, Crasso augere, Pompeio retinere cupientibus omnibusque pariter potentiae cupidis de invadenda re publica facile convenit. Ergo cum mutuis viribus in suum quisque decus niterentur, Galliam Caesar invadit, Crassus Asiam, Pompeius Hispaniam: tres maximi exercitus, et in his orbis imperium societate trium principum occupatur. Decem annos traxit ista dominatio ex fide, quia mutuo metu tenebantur. Crassi morte apud Parthos et morte Iuliae Caesaris filiae, quae nupta Pompeio generi socerique concordiam matrimonii foedere tenebat, statim aemulatio erupit. Iam Pompeio suspectae Caesaris opes et Caesari Pompeiana dignitas gravis. Nec ille ferebat parem, nec hic superiorem. Pro nefas! Sic de principatu laborabant, tamquam duos tanti imperii fortuna non caperet.
FLORO
2019-1-anno
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Le cause della guerra civile
Dopo aver pacificato ormai quasi tutto il mondo, il potere di Roma era troppo esteso per poter essere dominato da alcuna forza straniera. Così la fortuna, invidiosa del popolo che ormai primeggiava su tutte le popolazioni, armò quello stesso per la sua rovina. In verità, il furore di Mario e di Cinna aveva già fatto le prove all’interno della città, come per esercizio. La tempesta di Silla era scoppiata in maniera più estesa, ma pur sempre all’interno dell’Italia. La follia di Cesare e di Pompeo travolse, per dire così, con un fiume di acqua e di fuoco la città di Roma, l’Italia, popolazioni, regioni, insomma tutto il dominio romano nella sua estensione, al punto che non sarebbe giusto definirlo soltanto uno scontro civile, e nemmeno sociale, ma nemmeno esterno; piuttosto un qualcosa di ibrido tra tutti questi tipi e più di una guerra.
La causa di una sventura così grande fu la stessa di tutte le altre, l’eccessiva prosperità. Sotto il consolato di Quinto Metello e Lucio Afranio, infatti, quando il potere romano era saldo in tutto il mondo e nel teatro di Pompeo Roma innalzava grandi lodi per le vittorie recenti, i trionfi nel Ponto e in Armenia, l’eccessivo potere di Pompeo spinse i cittadini in ozio, come di solito accade, a essere invidiosi. Metello a causa del ridimensionamento del proprio trionfo su Creta e Catone per il suo atteggiamento sempre ostile nei confronti di chi deteneva il potere insultavano Pompeo e macchiavano la gloria delle sue imprese. Come conseguenza, il rammarico lo fece tralignare e lo spinse a ricercare difese per il suo onore. Questa era la situazione di allora: Crasso fioriva per stirpe, ricchezze e potere, eppure desiderava ampliare i propri mezzi; Gaio Cesare era celebrato sommamente per la sua eloquenza e coraggio, ed ecco anche dal consolato; Pompeo, tuttavia, spiccava su entrambi. Così, dunque, dal momento che Cesare desiderava procurarsi onore, Crasso aumentarlo e Pompeo mantenerlo e tutti erano ugualmente bramosi di potere, si trovò facilmente un accordo per attaccare lo stato. Perciò, facendo ciascuno reciprocamente leva sulle forze altrui per i propri interessi, Cesare occupò la Gallia, Crasso l’Asia, Pompeo la Spagna: tre eserciti grandissimi, e per mezzo di questi l’alleanza dei tre uomini di spicco conquistò il potere sul mondo. Questo dominio si protrasse per dieci anni rispettando gli accordi presi, dal momento che i tre erano costretti dalla paura reciproca. Ma alla morte di Crasso presso i Parti e a quella di Giulia, figlia di Cesare, che, data in sposa a Pompeo, preservava con il vincolo del suo matrimonio la concordia tra genero e suocero, la rivalità esplose subito. Ormai Pompeo nutriva sospetti nei confronti dei mezzi di Cesare e Cesare mal sopportava il prestigio di cui godeva Pompeo. Né il primo sopportava un suo pari, né il secondo sopportava uno che gli fosse superiore. Che orrore! Così si affannavano per il primato, come se la sorte di un impero così grande non potesse accogliere due individui.
FLORO
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Domanda 1 of 12
1. Domanda
Iam paene toto orbe pacato: come definiresti questa costruzione?
Corretto
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Domanda 2 of 12
2. Domanda
Qual è il nominativo plurale del sostantivo presente nel sintagma ullis exteris viribus?
Corretto
Non corretto
Domanda 3 of 12
3. Domanda
Si scelga tra le seguenti opzioni la lunghezza della vocale radicale -i- del participio invidens:
Corretto
Non corretto
Domanda 4 of 12
4. Domanda
Qual è la prima persona del presente indicativo del verbo praeluserat?
Corretto
Non corretto
Domanda 5 of 12
5. Domanda
Si scelga tra le seguenti una possibile traduzione per la serie di accusativi urbem, Italiam, gentes, nationes, totum denique qua patebat imperium:
Corretto
Non corretto
Domanda 6 of 12
6. Domanda
A che cosa vanno riferiti sintatticamente i due congiuntivi polleret e cantaret? Suggerimento: si scriva qui sotto la congiunzione che li regge.
Corretto
Non corretto
Domanda 7 of 12
7. Domanda
Che cosa sono detrectare e obstrepere?
Corretto
Non corretto
Domanda 8 of 12
8. Domanda
In che caso è auctioris nella frase Forte tunc Crassus … opes?
Corretto
Non corretto
Domanda 9 of 12
9. Domanda
Qual è il soggetto di convenit nella frase Sic igitur Caesare …facile convenit?
Corretto
Non corretto
Domanda 10 of 12
10. Domanda
Quale figura retorica rintracci in Galliam Caesar invadit, Crassus Asiam, Pompeius Hispaniam?
Corretto
Non corretto
Domanda 11 of 12
11. Domanda
Nella frase Nec ille ferebat parem, nec hic superiorem si associno i pronomi ai corrispettivi personaggi:
Ordina elementi
Pompeo
Cesare
ille
hic
Corretto
Non corretto
Domanda 12 of 12
12. Domanda
A che cosa deve essere riferito il genitivo tanti imperii nella frase tamquam duos tanti imperii fortuna non caperet?
Corretto
Non corretto
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