La morte di Germanico Caesar paulisper ad spem erectus, dein fesso corpore ubi finis aderat, adsistentis amicos in hunc...
La morte di Germanico
Caesar paulisper ad spem erectus, dein fesso corpore ubi finis aderat, adsistentis amicos in hunc modum adloquitur: «Si fato concederem, iustus mihi dolor etiam adversus deos esset, quod me parentibus, liberis, patriae intra iuventam praematuro exitu raperent. Nunc scelere Pisonis et Plancinae interceptus ultimas preces pectoribus vestris relinquo: referatis patri ac fratri, quibus acerbitatibus dilaceratus, quibus insidiis circumventus miserrimam vitam pessima morte finierim. Si quos spes meae, si quos propinquus sanguis, etiam quos invidia erga viventem movebat, inlacrimabunt quondam florentem et tot bellorum superstitem muliebri fraude cecidisse. Erit vobis locus querendi apud senatum, invocandi leges. Non hoc precipuum amicorum munus est, prosequi defunctum ignavo questu, sed quae voluerit meminisse, quae mandaverit exequi. Flebunt Germanicum etiam ignoti: vindicabitis vos, si me potius quam fortunam meam fovebatis. Ostendite populo Romano divi Augusti neptem eandemque coniugem meam, numerate sex liberos: misericordia cum accusantibus erit, fingentibusque scelesta mandata aut non credent homines aut non ignoscent». Iuravere amici, dextram morientis contingentes, spiritum ante quam ultionem amissuros. Tum ad uxorem versus per memoriam sui, per communis liberos oravit exueret ferociam, saevienti fortunae summitteret animum, neu regressa in urbem aemulatione potentiae validiores inritaret. Haec palam et alia secreto, per quae ostendere credebatur metum ex Tiberio. Neque multo post extinguitur, ingenti luctu provinciae et circumiacentium populorum.
Funus sine imaginibus et pompa per laudes ac memoriam virtutum eius celebre fuit. Et erant qui formam, aetatem, genus mortis ob propinquitatem etiam locorum in quibus interiit, magni Alexandri fatis adaequarent. Nam utrumque corpore decoro, genere insigni, haud multum triginta annos egressum, suorum insidiis externas inter gentis occidisse: sed hunc mitem erga amicos, modicum voluptatum, uno matrimonio, certis liberis egisse, neque minus proeliatorem, etiam si temeritas afuerit praepeditusque sit perculsas tot victoriis Germanias servitio premere. Quod si solus arbiter rerum, si iure et nomine regio fuisset, tanto promptius adsecuturum gloriam militiae quantum clementia, temperantia, ceteris bonis artibus praestitisset.
Tacito
2023-4-anno
Data di scadenza: 0
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Cesare, tornato per un momento a sperare, poi con il corpo sfinito, quando la fine era imminente, così parlò agli amici che stavano al suo capezzale: «Se io morissi per volere del fato, avrei un giusto motivo di risentimento anche nei confronti degli dèi, perché con una morte prematura mi strapperebbero ai genitori, ai figli, alla patria nel pieno della giovinezza. Ora, tolto di mezzo dal crimine di Pisone e di Plancina, affido ai vostri cuori le mie ultime preghiere: riferite a mio padre e a mio fratello da quali dolori lacerato, da quali insidie circuito io abbia messo fine a una vita infelicissima con la peggiore delle morti. Se alcuni erano animati dalle speranze in me riposte, se alcuni lo erano dalla parentela, anche coloro che erano mossi contro di me, quand’ero in vita, dall’invidia piangeranno il fatto che io, un tempo all’apice del vigore e sopravvissuto a tante battaglie, sia caduto vittima dell’inganno di una donna. Avrete modo di lamentarvi in senato, di invocare le leggi. Non è questo il primo compito degli amici, accompagnare un defunto con sterili lamenti, ma ricordare le sue volontà, eseguire ciò che ha raccomandato. Piangerà Germanico anche chi non lo ha conosciuto: starà a voi vendicarlo, se avevate a cuore più me che la mia fortuna. Mostrate al popolo romano la nipote del divo Augusto e moglie mia, contate i nostri sei figli. La compassione starà dalla parte di chi accusa, e a chi fingerà di aver ricevuto ordini criminali o non si presterà fede o non si perdonerà». Gli amici giurarono, stringendo la destra del morente, che avrebbero rinunciato prima alla vita che alla vendetta. Allora, rivolto alla moglie, la pregò in nome della propria memoria e dei loro figli di deporre l’orgoglio, di piegare l’animo di fronte al destino che si accaniva, e che, una volta tornata a Roma, non provocasse in una gara di potere chi era più forte di lei. Queste cose disse apertamente e altre in segreto, con le quali si credeva che mostrasse di nutrire timori da parte di Tiberio. Non molto tempo dopo morì, con immenso lutto della provincia e dei popoli confinanti.
Il funerale, pur senza le immagini degli antenati e il corteo, fu grandioso per gli elogi e il ricordo delle sue imprese. E c’era chi paragonava la sua bellezza, l’età, il tipo di morte, anche per la vicinanza del luogo in cui morì, al destino di Alessandro Magno. L’uno e l’altro, infatti, avevano un bel corpo, erano di stirpe illustre, avevano superato non di molto i trent’anni, erano morti fra genti straniere per le insidie dei parenti: ma questi era stato amabile con gli amici, moderato nei piaceri, si era sposato una sola volta, aveva avuto figli legittimi, e non era stato un guerriero inferiore, sebbene gli fosse mancata la temerarietà e gli avessero impedito di assoggettare definitivamente le Germanie, prostrate da tante vittorie. Che se fosse stato il solo a decidere, se avesse avuto le prerogative e il titolo di re, tanto più rapidamente avrebbe conseguito la gloria militare quanto era superiore per clemenza, moderazione e ogni altra virtù.
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Recensione
Risposto
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Non corretto
Domanda 1 of 10
1. Domanda
Nella frase inlacrimabunt quondam florentem et tot bellorum superstitem muliebri fraude cecidisse, quondam è riferito a:
Corretto
Non corretto
Domanda 2 of 10
2. Domanda
Scrivi l’indicativo presente, prima persona singolare della forma cecidisse:
Corretto
Non corretto
Domanda 3 of 10
3. Domanda
Nella frase Non hoc precipuum amicorum munus est, prosequi defunctum ignavo questu, sed quae voluerit meminisse, quae mandaverit exequi, l’infinito exequi è retto da mandaverit.
Corretto
Non corretto
Domanda 4 of 10
4. Domanda
Con le parole divi Augusti neptem eandemque coniugem meam si designa:
Corretto
Non corretto
Domanda 5 of 10
5. Domanda
Nella frase fingentibusque scelesta mandata aut non credent homines aut non ignoscent, il participio fingentibus significa:
Corretto
Non corretto
Domanda 6 of 10
6. Domanda
Nella frase neu regressa in urbem aemulatione potentiae validiores inritaret, neu introduce una subordinata:
Corretto
Non corretto
Domanda 7 of 10
7. Domanda
Dalla frase per quae ostendere credebatur metum ex Tiberio comprendiamo che:
Corretto
Non corretto
Domanda 8 of 10
8. Domanda
Nella frase Neque multo post extinguitur, ingenti luctu provinciae et circumiacentium populorum, provinciae indica la Gallia cisalpina, cioè l’Italia settentrionale, essendo questa ‘la’ provincia per antonomasia.
Corretto
Non corretto
Domanda 9 of 10
9. Domanda
Stando alla frase sed hunc mitem erga amicos, modicum voluptatum, uno matrimonio, certis liberis egisse, neque minus proeliatorem, etiam si temeritas afuerit praepeditusque sit perculsas tot victoriis Germanias servitio premere, Tacito afferma che a Germanico mancò la temerarietà che invece era propria di Alessandro, e che gli fu impedito di sottomettere definitivamente le Germanie.
Corretto
Non corretto
Domanda 10 of 10
10. Domanda
Scrivi l’indicativo presente, seconda persona singolare della forma egisse:
Corretto
Non corretto
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