O Senato, tutte le volte che è stato proposto di parlare di questo argomento, io sono sempre dello stesso parere: non concedere al popolo niente di quello che pretende che non sia né legale né decoroso, e non calpestare l’orgoglio della città; e neppure ora mi pento di nessuna delle opinioni che ho sostenuto sin dall’inizio; altrimenti sarei il più insensato di tutti gli uomini, se l’anno scorso, quando ero console, sebbene il mio collega si opponesse a me e sollevasse il popolo, io avessi resistito e fossi rimasto saldo nelle mie convinzioni senza farmi distogliere per paura e senza cedere né alla preghiera né ai favori, mentre ora, che sono un semplice cittadino, rinnegassi me stesso e rinunciassi alla mia libertà di parola. Che ciascuno di voi voglia chiamare la mia libertà di pensiero nobiltà o presunzione, finché vivrò, non rinnegherò ciò che è già stato correttamente deciso e non proporrò mai delle cancellazioni di debiti per fare piacere ai cattivi cittadini, ma attaccherò sempre con tutte le mie forze coloro che le propongono, poiché ritengo che ogni vizio, ogni corruzione e, per dirla in breve, ogni sconvolgimento della città comincia dalla cancellazione dei debiti. E che uno pensi che io dico questo per saggezza oppure per una qualche follia, perché ritengo giusto aver cura non della mia sicurezza personale, ma di quella della città, oppure per qualunque altro motivo, gli permetto di pensare come vuole, ma io mi opporrò sempre anche a coloro che vogliono introdurre dei provvedimenti politici che non sono quelli dei nostri padri. E poiché le circostanze richiedono non i debiti, ma grandi rinforzi, dirò quello che, nella situazione attuale, sarà l’unico rimedio alla sedizione: scegliete rapidamente un dittatore che, dotato di un potere che non deve rendere conto, costringerà il Senato e il popolo a pensare ciò che è meglio per il bene comune. Non ci sarà infatti altra soluzione a un male così grande.

Dionigi di Alicarnasso, Antiquitates Romanae, VI 38